Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO l'IllMO
Ma ora torniamo alla storia.
Obbediva, come abbiam detto, la ci Uh di Torino a Guglielmo vn, detto il Grande, marchese di Monferrato, principe conquistatore, e però amico degli ordini stretti e risoluti. Capitano del popolo a Milano e in molte altre terre, prode guerriero, avventuroso in battaglia, non era agevole a superar coli'armi-Tommaso in, figliuol primogenito di Tommaso n, fino dal 1272 aveva levato genti e unito il suo sforzo a quello del fratello Amedeo, avea ridotto ad umile soggezione i Piossaschi stati lungo tempo ribelli, ed assicurato il suo dominio a Pinerolo ed in varie terre dell1 antico Piemonte. Ma contro al marchese usò altre vie piii sicure, ma meno belle.
Verso il giugno del 1280 seppe che Guglielmo andava colla moglie Beatrice in Ispagna a trovare il suocero Alfonso x, detto il Savio, re di Castiglia. Tommaso, raccolto in fretta uno stuolo d'armati, gli tenne dietro, e sollecitò in guisa il cammino, che raggiuntolo sulle terre del vescovo di Valenza, lo prese e lo condusse prigione nella fortezza di Pierre-
Chàtel.
Fu forza allora che il marchese, per riaver liberta, si rendesse alle condizioni che il principe di Savoia stimava d'imporgli. Nondimeno a stringer 1' accordo fu usala la mediazione del marchese di Saluzzo e de'vescovi di Belley e di Vercelli e dell'abate di Susa; o sia che ciò si facesse per dissimular la
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (259/531)
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