Storia di Torino di Luigi Cibrario
capo secondo
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fratelli a termini del testamento paterno, ed assegnò ai medesimi rendile in danaro, sufficienti a mantenere lo splendore del loro stato.
Amedeo v notificò, per sue lettere scritte nel gennaio seguente, il seguilo accordo alla citta di l'orino, affinchè riconoscesse il principe Filippo per suo signore. Venne Filippo ai primi di febbraio; Ugo de la Rochctte ed il vicario di Piemonte glie ne diedero il possesso. Vi dimorò qualche giorno con allegrezza del popolo, a cui sempre torna grato un giovane principe, cui fu maestra la sventura; se non che questa maestra nel render cauto il suo alunno, lo fa talvolta dissimulato e di soltil fede. Andò a Pinerolo, dove intendeva di fissare, come in luogo più centrale la propria residenza, e quindi, seguitando il giro per lutto il suo dominio, raccolse quetamente gli omaggi de' vassalli e de' comuni. Erano intorno a diciotto le grosse terre che a lui obbedivano, e sedici all'in-circa le casate d'illustri vassalli che gli doveano fedeltà ed omaggio; fra i quali i Romagnano, i Piossaschi, i Lucerna. Nell'anno 1200, famoso pel giubileo che aprì papa Bonifacio vm, ed a cui concorse mezza la cristianità, si recò pure a Roma Filippo, e vi sposò Isabella di Villehardouin, che gli portò in dote il principato d'Acaia. Ma di quel principato ebbe poco più che il titolo. Vi navigò egli invero di quell'anno medesimo ed ottenne il possesso di qualche terra. Ma in quell' impero, di cui due
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (267/531)
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