Storia di Torino di Luigi Cibrario
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libro quartopiù nella pubblica opinione la già dubbia sua fede; sia ch'egli veramente fosse consenziente ai ribelli, sia che noi fosse.
Amedeo v, cognato e fido consigliere d'Arrigo vii, fu rimuneralo con molte prove della imperiale liberalità. N'ebbe cioè dono della contea d'Asti, d'Ivrea e del Canavese. Vano riusciva il dono d'Asti, che si diè, come abbiam detto, al re Roberto. Non così quello d'Ivrea e del Canavese, del quale il conte di Savoia entrò in possesso, associandovi in ottobre del 1315, per amor di pace, il principe d'Acaia, con dichiarazione che Caselle, Ciriè e Lanzo apparterrebbero per intiero al conte: Balangero, Fiano, Rocca, Baralonia, Viù, Rivarossa, Settimo, Bprgaro e Bar-bania per intiero al principe. Il resto fosse comune.
Cresceva in tal modo la potenza del principe di Acaia, le cui armi aveano dall'opposta parte occupalo Sommariva del Bosco, Riva, Cavallermaggiore, Sommariva di Perno con altre terre, e qualche anno dopo occuparono ancor Savigliano, Bra, Villanova, Castelnovo con altri luoghi.
Durante il periodo che abbiam brevemente accennato, poco si sa di Torino, se non che nel 1285 contendevano Torino e Monealieri per la distinzion dei confini, là dove il Sangone mette nel Po: pe' beni che i Torinesi possedeano nel territorio di Monealieri e viceversa ; per le mercanzie che andando in Francia, si facean passare nel territorio di Torino
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (270/531)
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