Storia di Torino di Luigi Cibrario
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LIBRO QUARTOSlato polea contrapporle. Amici incomodi ed ingordi, saccheggiatori perpetui, era di caro prezzo e di mollo pericolosa la loro alleanza. Era da temersi la loro inimicizia. Con danari se ne comprava l'aiuto; con danari se ne allontanava il timore. E intanto l'erario si sviscerava, e il loro passaggio, come quello delle locuste africane, era segnato da un totale diserta-mento.
In questi tempi appunto, il Canavese era calpestato dalla compagnia d'un Malerba, venuto agli stipendi del marchese di Monferrato. Jacopo d'Acaia e Federigo di Saluzzo, per contrapporre un rimedio uguale al male, vollero crearne una, e acconciatisi coi capi catalani ed aragonesi che erano al servizio del re Roberto, instituirono, nel 1542, la società del Fiore, di trecento barbute e cinquecento briganti. Barbuta era l'uom d'arme a cavallo, con due servienti. Brigandi o briganti chiamavansi i soldati di fanteria. La società del Fiore dovea dunque noverare mille quattrocento uomini all'incirca (5).
Per uno dei capitoli organici, come or si direbbe, di quella istituzione, si statuì che i principi darebbero ricovero alla compagnia del Fiore in quattro terre, cioè Torino, Fossano, Saluzzo e Cavallermaggiore; che in niun altro luogo potrebbe entrare, salvo in caso di fuga, ma sempre dovrebbe dar il guasto alle terre nemiche ed alloggiarvi.
Non è debito nò ullìcio di questa storia coniar
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (280/531)
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