Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      parte de' proventi del pubblico erario, e in ispecie le multe, e d' ottener tempo a tempo un sussidio di tanti fiorini per fuoco; infine d'essere dalle milizie del comune soccorso nelle sue guerre, per verità troppo frequenti.
      Anzi allora un altro male s'aggiunse, che molte volte il vicario per obbedire al principe era costretto a fallire al proprio giuramento. Epperò talvolta, dopo d'aver giurato d'esercitar bene e fedelmente il suo ufficio, soggiungeva questa singoiar eccezione : « salva sempre la volontà dell'illustre e magnifico uomo il signor Filippo di Savoia, signor di detta città. » Così Oberto di Scalenghe nel 1325.
      Ai giudice di Torino si diede nel secolo xv giurisdizione anche sulle giudicature di Monealieri, Carignano, Vigone e Gassino (1).
      Abbiam già veduto come i principi d'Acaia aveano un consiglio residente a Pinerolo, che era ad un tempo consiglio di giustizia e consiglio di Stato. Negli anni in cui Amedeo vi fu tutore d'Amedeo principe d'Acaia, e ne resse lo Stato, e sia per questa cagione, sia per provvedere agli affari di Lombardia, fece spesso dimora al di qua dai monti, il suo consiglio risedette, ora a Pinerolo, ora a Rivoli, ora a Torino. Quando poi estinta la stirpe mascolina d'A-caia, il Piemonte fu riunito alla corona di Savoia, il consiglio di Pinerolo risedò a Torino, poi poco tempo a Monealieri, finche, per diploma del 15 di


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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