Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      libro quotovercellese, e mentre se ne aspettava l'arrivo, ne facea le veci Antonio di Romagnano (8). È noto che in tutti i comuni, quando la parte popolare ebbe il sopravvento, non mancò mai tra i grandi chi corresse a farvisi aggregare, volgendosi dove spirava l'aura del potere.
      Quando sul finir del secolo xiv, e molto più nel xv, cominciarono a radunarsi insieme con qualche frequenza i deputati, o come allora si dicevano am~ basciadori de'nobili e de'comuni ; quando poco dopo a compiere la rappresentazione nazionale s'aggiunsero i deputati del clero, scemò notevolmente l'importanza e la considerazione delle società popolari che insensibilmente scomparvero.
      L'usanza di radunare assemblee generali di deputati dei comuni e dei nobili non era frequente nel secolo xuì , ma pur ne troviamo qualche esempio; ed uno notissimo, e eia noi già accennato, si è il parlamento de'castellani, dei nobili e degli amba-sciadori dei comuni del Piemonte, convocato addì 24 di maggio del 1286 ne5 prati di Giaveno presso al Sangone per udir lettura di due lettere, una di Ludovico Sire di Vaud , che narrava d'aver ceduto ogni sua ragione sul Piemonte ad Amedeo v, suo fratello, l'altra di Guja di Borgogna, madre e tutrice dei figliuoli di Tommaso in, che significava al popolo piemontese d'aver ceduto a tempo l'amministrazione di questo Stato al medesimo principe.


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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