Storia di Torino di Luigi Cibrario
LIBltO QUINTO
padre, nulla polea chiedere dopo la morte di lui nè a'fratelli, nè ai figliuoli de'fratelli per la successione paterna e materna. La metà della dote della moglie, premorta senza prole dall'ultimo matrimonio, rimaneva in piena proprietà del marito ancorché la moglie avesse figliuoli d'un altro letto.
Il favore dell'agnazione era nell'indole del comune. 11 comune era un risultamento di più associazioni riunite in una sola. L'associazione era l'elemento da cui avea avuto vita, l'elemento di cui campava, l'elemento ancora che lo turbava. La prima e più naturale e meno faziosa associazione era quella della famiglia a'tempi in cui ogni cittadino era soldato, in cui niuno viveva ozioso, ma tutti, con diversi uffizi, o magisteri, od arti, s'industriavano per procacciarsi onore ed averi : le famiglie le più numerose erano pertanto le più potenti. Tendeano esse a crescere e ad arricchire, e concentrar ne'maschi della stessa agnazione ogni maniera di forze. Le fanciulle non facendo parte della famiglia, altro non si cercava se non che fossero maritate convenientemente o monacate.
Inoltre lo statuto mirava ad impedire che i beni del territorio cadessero nelle mani di corpi o di persone che difficultassero di pagarne taglia al comune, perchè allora l'aggravio dello scemato registro ricadrebbe sugli altri cittadini. Tali erano i religiosi ed i forestieri. Rispettando l'immunità ecclesiastica
| |
Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
|
Pagina (344/531)
|
LIBltO QUINTO
|