Storia di Torino di Luigi Cibrario
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duo lioriiii d'oro, clic orano stati tolti a certi romei o pellegrini.
In materia criminale gli statuti moderavano notevolmente l'asprezza del dritto romano. A'tempi dell'impero romano, quando si sancirono le principali regole in tal materia, avvilita era singolarmente la dignità dell'uomo ; e molti di que'Cesari crudeli e balordi ne faceano per ogni lieve cagione strazio e macello.
Ai barbari che occuparono l'imperio parve di far maggior caso dell'uomo libero. Alle pene corporali contrapposero una spezie di tariffa, per cui potessero i colpevoli per moneta ricomperarsi. Tanto per non perder la mano, tanto per il pie, per l'orecchio , pel naso, per l'occhio. Alcuna volta v' ebbe perfìn tassata una somma a cui si estimava il capo. Gli statuti de' comuni seguitarono questo costume che favoriva i soli ricchi, ma che serviva eziandio di stimolo a darsi air assiduo lavoro, padre della ricchezza. Pei reati per altro più gravi non isfuggi-vasi la pena meritata. Il colpevole d'una grassazione, il che si chiamava con frase pittoresca e commerciale, romper la strada, potea schivar la morte pagando cento lire. Ma il recidivo perdea la vita sol che la cosa derubata eccedesse il valore di cinque soldi. V incendiario era bruciato vivo. I traditori perdeano il capo. Un forestiero che venisse in Torino tentando d'ammazzare un cittadino eram. i
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (353/531)
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Cesari Torino
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