Storia di Torino di Luigi Cibrario
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I.IBKO QUIETOconcubina a pena di dieci fiorini per ciascuna volta si cogliesse in fallo; niuno giocasse alle carte o ai dacfi, prestasse casa, lume o danari per farlo a pena di soldi sessanta, fuorché ne'giorni festivi, e dalla domenica delle palme fin dopo le feste di Pasqua.
A'tempi d'Emmanuele Filiberto la pulizia delle donne mondane, dei vagabondi e delle persone morbose fu commessa ad un uffiziale che ebbe titolo di cavaliere della virtii. Nel 1568 Giacomo Fusero avea tal carica da S. A. ed era assistito da un chirurgo, Simondo Galia.
Nel 1542 (periodo dell'occupazione francese), Filippo de' Mari, vescovo di Savona, e coadiutore del cardinale Innocenzo Cibo, arcivescovo di Torino, conoscendo la maggior parte de' parroci e rettori di anime ignoranti della disciplina ecclesiastica, non abili a predicar la divina parola, negligenti del proprio dovere, oziosi, sprovveduti di libri, sicché po-teano chiamarsi alberi sterili della vigna del Signore (sono sue parole), e vedendo essere sufficiente ai bisogni della città minor numero di parrocchie, propose al consiglio di ridurle a quattro. Ma, sebbene il comune approvasse quel divisamento e risolvesse di scrivere al papa, la cosa non ebbe seguito. Nè pare che maggior effetto abbia avuto in quel momento l'altra santissima proposta stata pure dal comune approvata, di obbligar le monache alla clausura.
In dicembre dell' anno medesimo, il comune
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (380/531)
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