Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO QUINTO 58!»
(lei duomo a due o Ire battuti, elio rendessero ogni anno un conto regolare al vescovo, a due canonici e a due Chiavarii della città, allineile i poveri ed i pellegrinivi trovassero miglior ospitalità, dichiarando clic in caso contrario il comune cercherebbe ogni via di pigliarne esso medesimo l'amministrazione.
AG di marzo del 1440, il comune rendè grazie al vescovo Ludovico di Romagnano del modo generoso con cui s era governalo circa agli spedali, e consentì che si riducessero a due, uno in città, l'altro fuori, sì veramente che ad esso comune ne fosse riservato il patronato e l'amministrazione.
Nel 1541, le lunghissime guerre, le frequenti pestilenze aveano cresciuto il numero de' poveri, e scemato i proventi degli spedali. A tanta pubblica miseria venne in soccorso la pietà dell'arcivescovo Innocenzo Cibo e quella del comune. L'arcivescovo s'obbligò a periodiche limosine di danari e di derrate. 11 comune consecrò a benefìzio dello spedale le rendite delie dodici confraternite di Torino, da esso amministrate: e seguendo sì laudcvoli esempi, s'obbligarono altresì in determinate prestazioni l'abate di S. Solutore, il priore di S. Andrea, il preposilo di S. Dalmazzo.
Lo spedale di S. Giovanni, nel quale già assai prima eransi incorporati tutti gli altri ospizii microscopici di Torino, fu poi amministrato da una deputazione di canonici e di decurioni, ossia consiglieriVoi. J 49
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (385/531)
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Ire Chiavarii Ludovico Romagnano Innocenzo Cibo Torino S. Solutore S. Andrea S. Dalmazzo S. Giovanni Torino Solutore Andrea
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