Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      GAI'O BUSTO
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      La nettezza della città avrebbe senza dubbio potuto contribuire a tener lontano il morbo fatale. Ma chi volesse trasportarsi col pensiero cinque secoli addietro , e considerare qual era la via principale di Dora Grossa, che cominciava poco sopra a San Dalmazzo, e finiva a piazza Castello, avrebbe veduto una strada tortuosa, fiancheggiata da case piccole ed ineguali, e qua e colà da portici* coperti di paglia, avrebbe veduto fra la torre del comune e la chiesuola di S. Gregorio ( S. Rocco) i siti ingombri dai banchi immondi delle beccherie, e da quelli ancor più fetenti del mercato dei pesci. 11 suolo della strada non selciato, sebbene a qualche palmo sotterra vi fosse il lastricato romano; e però sempre pieno di fango e di lordure; uscir dalle case nella via i canali dei cessi, prima scoperti, poi coperti di mal connesso tavolato; mandre di porci senza custode vaganti liberamente per la città, alcuni segnati col T di messer lo baron S. Antonio, altri col segno dello spedale, epperò privilegiati di poter infestar la città, anche quando si pose divieto di lasciar vagare somiglianti animali. Non parlo dei banchi posti fuor delle botteghe, e dei padiglioni distesi sovr' essi, che impedivano la via già troppo angusta. Nò dell1 odore che mandava la fondita del covo, quantunque il comune prescrivesse all'uno di procedervi di notte, e sotto un buon fornello, agli altri di non fonderlo salvo nella torre Longa.


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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