Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      capo sii sto
      5 or»
      staio di pane, doveansi, nel 1542, cinque denari viennesi e due pani, compreso l'obbligo della laccatura. Il pan bianco si l'acca ordinariamente in pagnotte di quattr'onee ciascuna; il pan di mistura di cinque once, quello di segala di sei. E postochè siamo su questo argomento, diremo che alla sollecitudine posta dal comune intorno alla panificazione siamo debitori della morbidezza de' grissini, introdottasi nel cadere del secolo xvn ; cioè di quei finissimi bastoncini di pane, per cui si segnalò da centocinquant'anni la nostra citta, con poche altre del Piemonte. Cominciarono a farsi nel secolo xvn que' pani allungati fini di tre once, o tre e mezzo di peso, chiamate grissie. Migliorando la pasta, recandola a tale tenacità da potersi trarre in cordicelle lunghe un braccio, senza romperle, si proce dette all'invenzion de'grissini.
      Essendo nei tempi del medio evo stabilito dagli statuti comunali che ciascun pane fosse d'un peso determinato, non si usava quindi venderlo a peso. Anche per le carni s'introdusse qualche volta l'usanza di venderle a stima e non a peso; ma non durò (7).
      Abbiam già notato , che siccome le tasse erano tutte in favor de' borghesi, quando giungeva qualche principe straniero, o qualche personaggio di riguardo, i savi provvedeano che non gli mancasse stanza adeguata, e non gli venisse fatto sopruso.


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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 531

   

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Piemonte