Storia di Torino di Luigi Cibrario
unno sesto, capo sesto
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potenze che gli stavano ai fianchi, fu rispettato etemuto.
Di valor personale, non meno che di scienza delle cose di guerra, avea dato Vittorio Amedeo segnala-tissime prove. Maggior merito egli ebbe, come amministratore ed uomo di Stato.
Ben sapendo che un regno, le cui finanze sono sgovernate, volge a mina; vedendo, per le lunghe guerre, e più ancora per le mal accorte liberalità della reggenza di madama Cristina, l'erario in mali termini, studiossi a ristorarlo, introducendo nel maneggio del danaio pubblico ordini semplici; nello spendere una severa economia; nello allogar opere la perpetua solennità degli incanti. Nè a ciò contento, considerando come nulle tutte le alienazioni a titolo gratuito, fatte a pregiudizio del Regio patrimonio (i cui diritti erano tenuti imprescrittibili ), di feudi tassi, fogaggi, ne fece dagli avvocati del suo patrimonio chiedere la restituzione, e prima delegò per tal fine un magistrato straordinario; poi, riformata e ricomposta , ne'primi giorni di gennaio del 1720, a suo talento la camera, ne lasciò il giudieio a quest'ultimo magistrato.
Questo provvedimento rovinò mezza la nobiltà e turbò lo Stato. E se fu utile al demanio, il quale avea per sè la lettera della legge, non tralasciò di parere, ed essere durissima giustizia, spogliare le principali famiglie della maggior parte delle sostanze
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (483/531)
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Vittorio Amedeo Stato Cristina Regio Stato
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