Storia di Torino di Luigi Cibrario
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e ponti alla foggia di quc'giardini che pi» lardi si chiamarono inglesie sono pure italiani d'origine e di trovato e d'esecuzione.
Chiamavasi quel luogo il Parco; e lą pure sten-deansi praticampi e vigneti. Lą pianlavansi migliaia di gelsi
seminavasi il miglior grano di Sicilia
edu-cavansi le razze migliori di buoidi vacche
di bufali (1).
Pił lardi vi si tencano anche tigri e cinghialidaini
cervi e camozze. Vi s'alzava un magnifico palazzo chiamalo Viboccone
e vi s'edificava una chiesa nel 1G05. Il fresco pennello del Moncalvo (2) ornava di bei dipinti il sollģtto di quel casamentoposto all'estremitą del parco. Questa fabbrica coperta di una graziosa cupola
con portici e colonnee immense scalee esteriori
eraa giudicarne dai disegni
splendidissima cosa; ma Carlo Emmanuele
impedito dalle guerrenon potč condurla a termine.
Ma gią dai primi anni del regno di lui le delizie di quell'ampio sito erano famose : eran frequenti le feste che vi si davanoconvegno d'una delle corti pił fiorite e pił spiritose che fossero al mondo; nč altrove attinse Torquato Tasso la sua idea del giardino d'Armida siccome lo dichiarava per sua lettera egli stesso.
Favole pastorali recitavansi nel parco al 1601.
Ad una festaera colą invitato il maresciallo di Crequy in luglio del 1629 (5). Accenna a queste delizie del Parco monsignor Giovanni Botero nel suo poema
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (67/781)
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