Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      i.ibiu) miw)
      Sete di regnoal cui desire immondo Sembra 1' ampio universo angusta sfera
      Turba lo stato tuo lieto e giocondo Di mie ragioni usurpatrice altera.
      Ma non vedran del ciel gli occhi lucenti Ch'io giammai per timor la man disarmi
      0 ohe deponga i soliti ardimenti.
      Se deggio alto soggetto a bronzi e mariniCon rai di gloria abbarbagliar ledenti
      Non fìa già senza gloria il trattar 1' armi.
      V'è a questa terzina una variante di man del duca ;
      E meglio è che si scriva in bronzi e in marmi Carlo per abbagliar gli occhi e le menti Degli ingiustinon vuol mai depor 1' armi (6).
      Sono da notarsi nella risposta i colpi clie mena Carlo Emmanuele all'ambizione spagnolesca da cui avrebbe voluto liberar l'Italia; e v'ha un altro sonetto vie più pungentelutto di sua mano
      in cui annovera i tentativi ne'qual' iRf Irlanda
      in Africa
      in Francia
      fallì all'armi spagnuoI,B il successo. In • tantoda quel che abbiamo detto
      possiamo congetturare che felicissima corte fosse allora quella d' Savoia dove fiorivano Carlo Emmanuele gran capi-lanogrand'uom di stato
      lettorato e prolettor delle


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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