Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      capo sesto 115
      del nemico e salvar il paesenon n'ebbe mercede. Truchi era di quelli che l'aritmetica
      e non la virtù spinge al bene; che prima di farlo cabalizzano sul quanto potrà fruttare. Vedendosi ingannatoconcepì nell'animo grave amarezza. Disse dapprima tra sè:
      0 perchè logoro io la mia sostanza per un ingrato! poi essendo i suoi beni soggetti alle devastazioni dei Francesi
      scrisse a monsieur d'Herville
      governatore di Pinerolo
      per avere una salvaguardia. I Francesi cominciarono a dire che la sua condotta era stata fino a quel tempo tale da non meritar favori. Conducendosi megliosi troverebbe la via di contentarlo. Appiccata una volta la pratica
      da un discorso si entrò in un altro; e in breve si giunse a tal segno che l'infelice Truchi si lasciò tirare ad essere consenziente al nefando progetto d'eccitare a rivolta i contadini della provincia di Mondovì ne' quali già covavano mali umori e semi di malcontentomentre
      1 Francesi venuti per mare a Portomaurizio
      scenderebbero per la Briga e per Tenda
      e s'accozzerebbero cogli altri destinati ad accorrere da Pinerolo.
      In dicembre
      1692
      1'avvocato Stefano Truchi
      figliuolo del referendariogiungeva a Mondovì
      e si recava poscia a Monlaldo da un tale Matteo Mussi
      che doveva essere uno dei capi della ribellione. Alcune sue parole imprudenti furono risaputeonde egli e il padre furono presi e chiusi nel maschio della cittadella di Torino. Una commissione
      composta


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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