Storia di Torino di Luigi Cibrario
capo sesto
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cade in una dolorosa spossatezza. Il fremitolo spasimo
la febbre feroce dell'anima vien meno. L'infelice chiude gli occhi e s'addormenta. Ma qual sonnogran Dio! e quai fantasmi!
La brezza mattutina penetra nel freddo carcere. Ei si sveglia : la chiarezza dell'alba comincia a vincere il lume della fioca lampa che gli arde dappresso. Quella luce che rallegra la terrache ogni creatura saluta
è la vista la più crudele al cuordel condannato; perchè quella luce è l'ultima ch'egli vedrà. Allora un tremito aenerale gli scuote le membra. Le san-guinose imagini che l'agitavano il giorno innanzi più feroci e più rapide gli trasvolano in mentecoli'impeto di fiotti rovinosi
di cui l'un l'altro incalzasempre varii e sempre continui.
Succedea queste ambasce un annientamento morale che non è mortesolo perchè non esclude la conscienza di ciò che succede. E quando l'esecutore
inginocchiato innanzi al Crocifisso
chiede perdono al paziente dell'omicidio a cui la legge lo sforzae quando gli stringe le mani colla fune
ogni forza morale è perdutase provvida e pietosa la religion noi sostiene.
Per tutte queste ambasce era passato Bernard di Corbeville; la processione uscita dalla cittadella si era attelata attorno ad un palco che si levava innanzi alla porta della medesimae sul quale era disposta la macchina
che assai più tardi si chiamò Guiglio-tina. Il condannalo appoggiandosi sui religiosi aveva
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (111/781)
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Dio Crocifisso Bernard Corbeville Guiglio-tina
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