Storia di Torino di Luigi Cibrario
unno SECONDOderogatorie. Vanita inerente all'uomo credere di poter far cosa che duri in perpetuo
d'incatenare colla propria volontà la volontà de'posteri. Vanità che ogni giorno viene contraddetta dal fatto. Finalmentesiccome quel privilegio doveva interinarsi dal Senato
comandava il duca che non dovesse aspettarsi altra dichiarazione della sua volontà
e che quelle patenti servissero di primaseconda
terza e perentoria giussione. Era il caso di dire col Fabro
che siffatte clausolequanto più precise ed insolite
tanto son più sospette; che quella volontà che con arlifìziose parole si studia di far comparire ben consapevole di ciò che fadà invece indizio d' essere aggirata e tratta in errore; che in tal caso è dovere del magistrato d'esaminare con maggior diligenza il provvedimento
e di far le debite rimostranze se non s'accorda colla giustizia
0 col ben dello Stato. 11 Senato allora interinò il privilegio; ma nel 1645 essendosi supplicata Madama Reale Cristina della confermazione del medesimoquella principessa aggiunse alle antiche eccezioni i reali di falsa moneta
i colpevoli di misfatti non graziabilii condannati in pena pecuniaria
e tutti quelli che già fosser caduti nelle forze della giustizia ; ed il Senato eccettuò ancora
1 rei di ribellione alla giustiziae restrinse l'esercizio del dritto di nomina ai banditi della città e del territorio di Torino.
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (192/781)
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Senato Fabro Stato Senato Madama Reale Cristina Senato Torino
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