Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO SETTIMO
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Aprivansi esse nel mastio delle fortezzenelle torri
ne'sotterraneisotto »i fossi dei castelli
e porta\an nomi cheora panatimi fatti por dileggio de' rincluusi
ora ricordavano la posizione della prigioneora l'antica desthazion della stanza.
Nel castello di Miolans
che fucome il forte di Ceva
prigion di stato a' tempi di Vilio.io Amedeo utdue prigioni poste in allo
chiamavansi Paradiso-
due altre Speranza
una Tesoro
una Purgatorio Il carcere infer. *re amidoInferno.
A Miraboc i rei di morte si ponevano in una cisternadove
scindeva il comandantenon ponno vivere più di 15 giorni ' !
Le prigioni del forte di Ceva cltiamavansi Saviezza
SperanzaCostanza
Pazienza e Penitenza.
A Bard v'era una camera chiamata V Olla
scavata nella rocca fatta a guisa di pozzodove penetrava qualche poco d'acqua ne' tempi piovosi
e con una corda oppure scala a mano si calavano i prigionieriNel castello d'Acqui le carceri avean nonli meno agevol a comprendersi
L'una era detta la Dormia
l'altra Seamuzzone. Ma torniamo a più liete memcrie.
Nell'isola che segue a diritta è un bel palazzo de'conti Solaro della Chiusa
che ora appartiene a Sua Eccellenza il conte Solaro della Margarita
mi nislro e primo segretario di Stalo per gli affar. esteri Bello
diconon per ornamenti esteriori
ma per l'interna eleganza. Fu restaurato dal conte Alfieri. In
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (251/781)
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