Storia di Torino di Luigi Cibrario
50 2 LIBRO TERZOracconta essersi miracolosamente e per divina rivelazione trovata da un cicco chiamato Ravadio o Ra-vachio di Brianzonc
tra le rovine d'un'antica cappellanella quale S. Massimo
vescovo di Torino
l'avea proposta alla vencrazion dei fedeli.
Già ne'primi anni del secolo xiv si prova storicamente essere quella diva imagi ne salila in tal fama che innanzi alla medesima accorrevano principi e popoli divotamenle pellegrinando.
Questa chiesa esisteva fin dal secolo x lungo il muro della porta Comitale o Palatina nel sito che occupa adesso all'angolo nord-ovest della città. Adalbertomarchese e conte di Torino e d'Ivrea
padre del re Berengario nceppo della Casa Real di Savoia
ne fece dono ai monaci fuggiti dalla Novalesa per paura de'Saracini
e ricoverali presso alla chiesa de' Santi Andrea e Clemente innanzi al castello di porla Susina. L'abate Bellegrimmo vi trasferì i suoi religiosi anche perchè nella casa che prima occupavono pativano troppo disturbo per concorso di popolo e per impaccio di secolari faccende. Sul finir del secolo il monaco Bruningo
architetto egregiorifece più ampia e maestosa la chiesa di Sant'Andrea
talché il cronista novaliciense la chiamava più bella d'ogni altra (praestantior cunctis); imperocché
soggiungecinta di nobili famiglie
in capo alla città
fa una gran mostra di sè('l).
Adalberto diede ancora ai monaci una torre
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (288/781)
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