Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      CAPO SECONDO
      521)
      anche con soddisfazione quei rabeschi per cui si distingue la casa che fa canto tra la strada che percorriamo e quella della Basilica.
      Seguitando l'ordine che abbiam presola via che succede alla strada Bellezia è quella che chiamasi d'Italia. Già percorrendo la via di Dora Grossa abbiam dovuto parlare della torre e del palazzo del Comune
      e ci siamo estesi per continenza di materiaa parlare anche della piazza del mercato e di quella del grano
      del Corpus Domini e di San Silvestro
      e della antichissima chiesa di San Benigno.
      Senza dunque ripetere il già dettoaccenneremo solamente che la strada d'Italia
      non rispondendo prima del 1099 fuorché alla piccola Porla di San Michele
      la quale raramente aprivasiera anch' essa
      massime sul suo finireangusta e tortuosa.
      Dopoché chiusa la Porta Palatina
      la Porla di San Michele
      chiamata Porta Vittoria
      e volgarmente Porla Palazzo come l'anticarimase l'unica uscita della città a settentrione
      acquistò maggior importanza la strada che vi facea capoonde fin dal 1711 Vittorio Amedeo n pensava ad allargarne
      secondo un disegno uniformel'ultima parte
      dalla chiesa di San Paolo (la Basilica) fino alla porta. Nel 1729 Juvara presiedeva a tale riforma; cominciava presso alla porla quella piazza maestosa che pigliò nome dal mercato dei fruttie dovea servire di piazza d'armi (10). L'ampliazione rettilinea eslendevasi poi grado


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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