Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      CAPO TERZO
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      alcuno ili tali uomini sollevarsi ad un trailo e sfolgoreggiarecredono di trasognare e di veder miracoli ; e sono per verità miracoli di perseveranza
      di sobrietà
      di sopportazione. Io conobbi dimestica-mente uno di quei montaniniche mi fu maestro e poi amico
      il quale visse con nome onoratoe raglino una cospicua sostanza; e so da lui
      che venuto in giovane età a Torino
      visse egli ed un suo compagno molti anni in una soffittasenza telaio alla finestra
      innanzi alla qualeper ripararsi dall' aria
      slendeano di notte il proprio abito. Dormivano su poca paglia per terraavendo solo una povera coltre con cui si coprivano. Mangiavano il pane di nera segala che ogni settimana i genitori loro man-davan da casa
      e beati quando nelle maggiori feste dell'anno loro s'aggiungeva il regalo d'un po'di cacio. Non gustavano mai vino; e qualche ripetizione fatta agli altri scolari meno attentiloro dava mezzo di radunare que' pochi soldi de'quali
      sul cader del secolo scorsosi contentava un padrone di casa per una soffitta aperta a tutte le vicende atmosferiche.
      Da tali principii crebbe un uomo che
      .oltre al ristorare la propria famigliaebbe modo di alzare una chiesa
      e di fondar una scuola a prò della sua patria. Chi ha il coraggio di restringersi al puro necessario è sempre ricco.
      I medesimi documenti doveano avere i fratelli


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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Torino