Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      libro terzomio
      che se Meo ebbe l'appalto del lavoro non ne fu però architetto.
      Diffatto risulta che quando ebbe l'allogazione dell'operala fabbrica era già cominciala
      promettendo tutti lì donarli se sono spesi circha detta fabbrica excepto quelli degli scarpellini tenerli per receputi.
      Appare da un altro capitolo che non era ancora determinato se la chiesa si reggerebbe per colonne o per pilastri: item promette murare tutti li conii onderanno in dieta chiesa et rizare colonne tutte a sue spese o vero far pilastri diligentemente lavorati dummodo se misure vodo per pienoet non computarlo piuchè per muro come di sopra e detto intendendo dove solamente andavano le coione o vero pilastri dele doe nave
      ecc.
      Da questa maniera d'esprimersi cotanto indeterminata mi sembra provarsi ad evidenza che Meo del Caprino non ebbe nel duomo Torinese altra parte che l'opera di muraturae che quando conchiuse il contratto non erano ancora ultimati
      o definitivamente approvati tutti i disegni che certamente non ebbe Meo allora sott'occhio.
      Del contratto fatto con gli scarpellini per li pilastri della chiesa e per la facciata non ho potuto trovare la menoma traccia. Avvi bensì ne'protocolli dell'arcivescovado (xl. Ilo) una convenzione del 31 luglio 1498
      con cui il Reverendo Eletto
      cioè lo stesso Ludovico della Rovere
      eletto l'anno primaa


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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