Storia di Torino di Luigi Cibrario
LIBRO TERZOCAPO SESTO
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Palatina (le torri) lungo il muro della città
e così sulla linea del secondo cortile del palazzo vecchio ; comprendendo per tal guisa case di varie forme ed altezzevarii cortili
orti e giardini.
Nel 1497 si costrusscappoggiandola al muro istesso della città
una galleria che dal castello desse comunicazione al palazzo del vescovo; questa galleria ebbe volgarmente il nome di gabinetti (1).
11 palazzo del vescovo era certamente il più ampio ed orrevole che fosse in Torino; e perciò i principi d'Àcaia ed i principi di Savoia
quando venivano a Torino
solevano eleggerlo di preferenza a loro stanza
* sebbene molte volle fermassero anche dimora nel castello od in qualche pubblicò albergo.
Poiché Torino cadde in poter de" Francesi nel Io56
i viceré del Piemonte
monsignor di Langé
monsignor d'Annebaud
il principe di Melfi
il Bris-sac
ed in ultimo il Bourdillon (che tanto penò a spiccarsi da questi paesie non li abbandonò se non quando gli ordini reiterati ed inutili de' suoi re si cambiarono in minacce)
abitarono il palazzo vescovileed appunto la parte orientale del medesimo
mentre nella casa presso a San Giovanni
che era più elevata delle altrestavano i suffraganei degli arcivescovi
avendovi abitato monsignor Casate
il vescovo di Venlimiglia
il vescovo di Nicomedia ed anche l'arcivescovo Cesare Cibo. 11 Brissac si die anzi a murar una fabbrica verso l'oriente che si
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (403/781)
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