Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO SESTO
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mia fede ed incorrotta integritā ricevano notabilissimi aggravii per ridicolissimi sospettiio veramente rimango stupito di quanto al mio ritorno mi vieti significato. Povero principe! Poveri servitori! A questo segno giunge la per/Idia di voler trionfare dell innocenza! V. E. si compiaccia farmi pervenire quelle cieche infamie
perchč io svelerō quell'incarnato demonio che ne č Vautore
e non m'ingannerō
perchč n'abbiamo molti riscontri urgenti ed infallibili....
A crescere la miseria di questo ministro gli sopraggiunse 1'8 dicembre un'altra grave amarezza. Aveva egli casa e podere a Doirone
e non essendo di sua natura punto agevoleviveva in perpetue quislioni coi vicini. Il popolo d'Orbassano
vedendolo scaduto dalla grazia del principesonata campana a martello
andō ad insultare i suoi massaria diroccar le muraglie
a guastargli i giardini con parole contro di me che non si direbbero ai canifatti mille sprezzi come se fossimo nella Tracia
e in un paese in cui non vi fosse nō Dio
nč principe
nč legge...... quanto a mebramo morire per non
sopravvivere alle mie pubbliche ignominie. Tali angosciose querele mandava il Blancardi in lettera al segretario di stato Buonfėglio.
La sua brama di morire fu pur troppoe in modo crudelissimo
esaudita.
Fin dal 10 novembre 1074
Leoneuno dei delegati
accennando al libelloscriveva ad un ministro
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (433/781)
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Idia Vautore Doirone Orbassano Tracia Dio Blancardi Buonfėglio
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