Storia di Torino di Luigi Cibrario
I.lituo IKIIZUAncora i monaci poteano obbligare i facchini ed altra gente minuta a scopare e nettar la piazza in cui si doveano far i giuochi; riscuotevano da ogni bottegaio un quarto di grosso all'anno per mantenere i tamburini; dai beccai una spalla di montone pe' banchetti delle dame; dagli speziali una torcia per accompagnare le dame secondo l'usanza.
I bovari poi e li carrettieri erano tenuti alle feste di Pentecoste di condurre un carro di rami verdi e foglialiper far le frascate.
Filippo di Savoia
chiamato monsignor di Bressa
fu monaco di questa badiai cui privilegi vennero ancora approvati da Carlo in; ma che probabilmente venne meno durante 1' occupazione Francese (9).
Attigua al palazzo della regina Maria Cristi>a è la chiesa di San Lorenzo
la cui bizzarra ed ardita struttura è degna d'essere considerata; imperocché sebbene vi si vegga come in tutti gli edilizi dello stile Borrominesco e Guariniano l'abuso delle curvenon manca nè di bellezza
nè di graziaed abbonda di quella originalità
che invano si cerca ne'moderni edifiziiche tutti hanno maschere greche
o romaneo gotiche
o svizzereed anche peggio
ma non hanno fisionomia loro propria (10).
Emmanuele Filiberto nella battaglia di San Quintino
combattuta il giorno di San Lorenzo
avea fatto voto di consecrargli una chiesase Dio gli concedea la vittoria. Lo stesso voto avea fatto lunge dai
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (464/781)
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