Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      unito niJAitio
      di selve e collineche lo nascondono agli occhi e lo segregano dal inondo
      cinto di nove stagni elio t'orinano come una seconda barriera a proibirne l'accessoerano que'monaci come tanti cadaveri nel sepolcro
      non solamente per non saper più nulla nò de'parentinè degli amici
      nè de'successi del mondoma per levarsi ancora da tutte le pratiche della vita sociale con que'medesimi co'quali convivono
      lavorandopregando
      mangiando insiemevivendo e morendo senza mai parlarsi
      a guisa d'ombre In quel luogodove ancora vivea l'austero formatore abbate di Rancò
      andò una prima volta nel 1091 per semplice cur.'jsità .1 conte d; Santena
      e fu commosso dalla scena che gb si aperse dinanzimesta ad un tempo e sublime. Tornò dopo qualche tempo
      e trovò esser morto e vide esposto nel coro un monaco chiamato Palemone
      stato come lui peccatorecome lui gentiluomo e capitano di genti da guerra
      e che ravvedutosi avea dato in quella so liludine frutti mirabili di penitenza. Benché l'avesse dimesticamente conosciuto nel mondo non poteva già ravvisarlo per quanto gli ficcasse gli occh' bramosi nel volto. Perchè
      all'antiche fattezzele quali erano dure e grosse
      erano sottentrati lineamenti che parean d'angeloed una soavissima aria di paradiso
      sicché niuno sapea saziarsi di contemplarlo. Il conte di Santena fu preso da insolito turbamento; onde poiché
      compiute le esequie
      1' ebbe veduto a porre in


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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