Storia di Torino di Luigi Cibrario
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unito QUARTOogni cosa presieda la carila
e l'ospizio non si muli in prigione.
In quanto ai mendicanti validisono essi in istato permanente di rivolta verso la società; essi vogliono godere de'benefìzii sociali
senza sentirne i pesi; ciò che strappano di mano ai benefattoriche non hanno tempo o modo di considerare a cui son cortesi
è vera truffa. Contro questi tali dagli imperatori romani fino a noila società si è armata di qualche rigore per costringerli a lavorare. E ciò ha fatto e fa giustamente; e non è che per fallacia d'argomentazioni
per confusione de' poveri validicoi veri poveri; dei poveri per mestiere
coi poveri per necessità; dell' obbligo d'amare e di nudrire i povericon quello d'alimentar l'ozio e la mendicità; che taluno si sforza d'arrivare a conclusioni contrarie
immemore di quello che scrive S. Paolo ai Tessalonicensi: « Imperocché voi sapetescrive il grande Apostolo
in « qual modo vi convenga imitar noi : i quali non « siamo stati in mezzo a voi d'alcun disturbo; nè « abbiam mangialo oziosamente il pane d'alcuna perii sona; ma sì lavorandoe faticando giorno e notte « onde non esser d' aggravio a nissuno : e quando « eravamo in mezzo a voi
sempre v'abbiam protestalo: che chi non vuol lavorare non mangi (//oc « denunciabamus vobis : quoniam si quis non vull « operavinee mandiieet ). »
Diffaltoi nostri vecchi si pensarono di obbedire
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (524/781)
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S. Paolo Tessalonicensi Apostolo Paolo
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