Storia di Torino di Luigi Cibrario
CAPO TERZO
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infiammò la carità de'cittadinipredicando nel duomo in francese
in Sta Croce
all'Annunziata
alla Misericordia
ai Ss. Martiri in italianoaffinchè tutti concorressero alla santa impresa di sbandir la mendicità
con mantenere i poveri nello Spedale di Carità
ed instituire in ogni terra de' Regii Stati una congregazione di carità che avesse cura de'poveri.
Anche allora vi furono contrasti che mai non mancano ad ogni opera buona (11). Anche allora si dipinse il Guevara come un uomo chevolendo farsi un nome
privava dei consueti sussidii de' fedeli tutti gli altri inslituti per arricchirne il suo spedale; anche alloraconfondendo i poveri coi mendicanti
si disse che lo sbandirli era contrario al Vangelo. 11 Guevara dovette scrivere lettere di giustificazione al generale intorno ad un' operasulla quale avea meditato e lavorato quarant' anni. Ma che cosa sono queste voci invide
o scioccheo maligne innanzi al buon senso pubblico
il quale può essere momentaneamente offuscatoma non traviato lungamente? Fiato di vento che or vien quinci ed or vien quindi
pronto a soffiaresecondo la passione
anche da due lati opposti ad un tempo.
Addì 7 d'aprile 1717 i questuanti furono tutti raccoltiin numero d'ottocento e più; e dopo una procession generale
seduti a lieto banchetto in piazza Castello
vennero serviti dai paggi di corte e dalle figlie d'onorenon che da cavalieri e dame
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (529/781)
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