Storia di Torino di Luigi Cibrario
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l'abbiam veduto nel recente esempio d'un assassino. Condannato questi contra le proprie e le altrui previsioni all'estremo supplizioma preparalo già con un fervente dolore de'suoi peccati ad incontrare qualunque si fosse il suo destino
udila la sentenza rispose queste sole parole: La morfei.... Io m'aspettava soltanto la galera perpetua. Pazienza.
Condotto in confortatorioappena vide il suo confessore
gli annunziò ei medesimo con tutta tranquillità la novella fatale soggiungendo: Veramente mi dava qualche sospetto il vedere che i birri mi legavano con maggiori precauzioni dell'ordinario. Questo giovane di belle formedi molto ingegno e di sufficiente istruzione si dimostrò gratissimo a lutti quei che lo confortavano
e diceva loro: I miei misfatti mi hanno condotto a questo passo; ho meritatonon una
ma cinquanta forche. Ho fatto il maletrattasi ora di espiarlo. Nulla di più naturale: spero che Dio mi userà misericordia. Tutto ciò diceva senza punto smarrirsi e senza esaltazione di fantasia riscaldata. Venuta la notte dormì più di quallr'ore d'un sonno tranquillissimo; e avrebbe dormito di più se il campanello della prigione non lo svegliava^ Passò la mattina in ferventi orazioni. Venuta l'ora salì sul carro
e giunto in capo alla via di Doragrossa
vedendo la gran calca di gente che l'ingombravadisse al suo confessore. Chi crederebbe che di tanti che qui siamo il più contento son io ? Agli spettatori diceva: Preghino
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (559/781)
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Dio Passò Doragrossa Preghino
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