Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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li , sebben qualche volta vi sieno riusciti. Le palle de' cannoni non danneggiarono la città , poiché o non vi giungevano o la sorpassavano. Giammai 1' oste ardì di approssimarsi al tiro degli archibugi della città. Più molestie ne davano i briganti , che in numerose orde scorrevano le nostre campagne. Il general Francese Carlo Manhes purgò alquanto le contrade da sì malvagia gente: la città di Vasto gliene seppe buon grado con lapida affissa nella piazza della fontana e con ascriverlo alla vastese cittadinanza. Però la violenza del tempo pianger fece qualche innocente , cui la Commission militare condannò al supplizio estrèmo ed alla infamia. Ad onta del rigore, a dispetto delle frequentissime giustizie, la genìa de' briganti continuamente rigermogliava. Accadde a di 12< Aprile i8i4> che sette famose comitive di masnadieri venute da Puglia , da Molise , e da Basilicata , accresciute dall'unione di molti briganti del distretto, ed ammontanti a circa due mila armati, cinsero di assedio la città, meditando saccheggio e strage ; però restarono delusi ne' per-Tersi loro desiderii , chè un grande uomo , rivestito di altiS>terì, dotato di sapientissima eloquenza, il Barone Giuseppe icola Durini, allora nostro Sottintendente, in mezzo alle discordi opinioni coraggiosamente si slancia , e tutti gli animi flette al parer suo , cioè le porte de la città chiudersi alle masnade, e i cittadini dalle case , dalle mura,e dalle torri respingere gli assalti. Egli il primo dà 1' esempio di soldato indefesso nelle diurne ronde e nelle notturne. A tenersi vigili le scolte, correano nel silenzio della notte,ad ogni quarto di ora, le voci dell'ali' erta da posto a posto. Impouente era l'aspetto della città. Con raddoppiati scarichi si contraccambiavano le a rcli i bugia te de'bandi ti. mentre a salva fulmininava-si dal picciol distaccamento di soldati Corsi posti alla guardia del Castello. Non fuvvi cittadino né ferito,né morto;ma il sangue degli assalitori tinse il nostro terreno, e forse non uno di costoro vi lasciò la vita* Frattanto che la maggior parte de'masnadieri tentava la' presa della città, il resto abbatteva il telegrafo inalberato sull'Aragona, rendeva inoperosi due roolini, l'acquidotto della pubblica foutana rompeva. S'impadronirono delle farine indirizzate alla città; il fondaco de1 sali e'1 Burò Doganale della spiaggia furono scassinati: lino alle sacre cose stesero le maligne mani, divellendo dall' organo di S. Onofrio le canne di piombo per fonderle in palle di archibugio. Durava la oppugnazione della città oltre il mezzodì del i3. Aprile: ad un tratto le orde si sparpaglia* rono , si dileguarono , essendo loro pervenuto aVviso che truppe al soccorso della città giungevano. Il Sindaco Pietro Muzj propose in Decuria che dovuta essendo la salvezza
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