Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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Dalle prove, speciali sol vescovado d% Istonio mi volao a1 generali argomenti di ragione. Dopoché S. Pietro ebbe stabilita sua sede in Roma, spedi per Italia i suoi discepoli a pubblicare il vangelo (238), costituì i vescovi di Benevento (239) e di Atina (240) > e volle che le citta , le quali trovavansi fornite-di Flamine, ricevessero e tenessero un Vescovo (241)* Non Roma soltanto, ma benanche le provincie e le colonie aveano Flamini (242); e poiché già vedemmo questo ministro del pagano culto in Istonio, ne lice inferire che pur qui un Vescovo fossesi collocato fin da' tempi dell' A-postolo S>. Pietro, o da lui medesimo o da'discepoli.Inoltrandomi nel campo de'raziocinii, rammento a'iettori i I agri me voli casi della città nostra, i quali all'umile condizione di castello la ri* dussero; eppure questa larva della passata grandezza il privilegiato titolo di città nel no4 C^0)^ e ne* II77 di G.C. (243) ancora riteneva: or que' luoghi, che di siffatto titolo si decoravano, niun' altra ragione poteano mostrarne fuorché quella della cattedra vescovile (244) : quindi lav patria nostra star doveva tuttavia nell'ordine dell'episcopali sedi; al quale argomento molto rinforzo dà il parere di un monarca, di Carlo III, che tornando a Vasto nel 1710 il titolo di città , stimò rendergli , mercé del titolo, la capacità di vescovile dignità (17). Della nostra episcopale cattedra persuaso a tal segno fu il celebre Polidoro che giunse a rintracciare i confini della istoniese diocesi: ei la reputò estesa dal Trigno sin presso Ortona 'lungo il lato marittimo, e limitrofa alle diocesi di Termoli., di Chieti e di Ortona (a45). Bramò la città far redivivere il vescovado, mossa da' vantaggi insigni , di che questo le sarebbe stato fecondo : quindi a dì 13 Maggio 1818, ritentando la torte già sperimentata contraria in tale impresa nel 1758 (191)9 deputò Nicola Suri ani canonico teologo e Paolo Tambelli giureconsulto ad impetrarne il regio beneplacito. Ed acciò le strade alla sovrana grazia si fossero spianate, la Università permise loro di offrire annui ducati mille so^ra le rendite della città in sostegno della vescoval mensa. Ma il chiarissimo Francesco Saverio Bassi allora Arcivescovo di Chieti non vi consentì , perchè, co-in' ei scrisse , perder non voleva la perla di sua Diocesi , la città di Vasto (4,18).
Qual fu la serie de'nostri vescovi, quali le gesta loro, dove %' innalzò il Duomo, tutto è imperscrutabile, oscuro* ignoto al pari delle vicende, a cui questa cattedra potè soggiacere pe' feroci primitivi Longobardi, i quali le chiese spogliarono ed i Sacerdoti ne uccisero (246). Ambe le principali chiese di Vasto,S. Pietro e S. Maria, disputaronsi il vantoL
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