Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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zi, lo straniero formi in sua mente: si rassicuri che nè agghiaderà nel verno, nè brucerà a state; e se per buona ventura del vastese terreno le nevi torneranno all'abbondanza de* trascorsi tempi , ei sappia che molti e grossi tronchi bra-ciano incessantemente da mane a sera ne' nostri focolari ; che lungamente confinato in casa non rimarrà , poiché il raggio solare in pochi dì scioglie le nevi ; che la breve prigionia fa cui peraltro i naturali non si soggettano) non più di tre o quattro volle dal finir di Dicembre al declinar di Marzo lo colpirebbe ; e che sereno, raramente piovoso e costantemente rigidetto il maggior tempo dell'inverno si gó» derebbe. Il sorriso di amica natura qui in primavera si mira; un cielo piucchè azzurro specchiasi nel maestoso Adriatico, ed irrora di mattutine rugiade i campi verdeggianti e smaltati di fiori. Durevol Maestrale (propizio alla pescagione) tempera i canicolari giorni. La prossimitade al mare carica di vapo-re 1' atmosfera , v il qual vapore in densa umidità discende col declinar del sole in autuano, stagione frequentata altresì dalla nebbia. Sempre però in aere puro respirasi.
Il Maestrale e lo Scirocco dividonsi l' imperio dell' aria lungamente nell' anno : soffia talvolta impetuosamente il caldo e secco Libeccio , e nel verno il Greco apportator di nevi. Pe '1 Maestrale il cielo si fa sereno ; lo Scirocco arreca quasi sempre la pioggia. Abbiamo memoria che pio* vosi straordinariamente corsero gli anni 1744» '745 » *7 1755 , 1764, e secco il 1737 (583). Raramente inmezzo al fragor de'tuoni ed allo scroscio delle pioggie la serpeggiante folgore sulla città si scarica. Nostro flagello è la grandine estiva, la quale tutto il lenimento non colpisce; ma poiché più volte infuria, e nella state del i838 iella cinque volte ci visitò, dannosa generalmente deesi reputare. Là do* ve il nembo grandinoso piomba, lo sterminio è certo per la violenza , la mole e la durezza de' pezzi. Memoranda è la gragnuola di Giugno 1817 : il bianco nugolo partì , giusta il consueto , da ponente ; e quando pervenire sull' aito del vallone Maltempo cominciò a scagliar ghiacci durissimi, grossi da un uovo di gallina ad un arancio ; celevametate in linea retta scorrendo, fulminò senza interruzione pei* quindeci minuti vigne ed oliveti. Non di rado sentesi il raccapricciante rombo e lo scuotimento de* tremuoti, pe'quali nel i456 (pag. i3)e nel 1627 (584) qui si pianse. Altri molti s'intesero, specialmente circa il i656 (585), nel 1746, 1754 (583), 1806 , e nella prima ora del dì 6 Marzo i83g^ ma i disastri, che altrove cagionarono le scosse del i656 e del 1806 non furono provati dalla città nostra , la quale postasi fin
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