Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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tttir aja per accudire al caldajo ed allungar il filo dalla rocca di canna conficcata alla cintola, sospende 1' acuto grazioso canto , e risponde eh' ei travaglia nel poderuccio dotai e ; ma eccolo , che già torna in seria cera col bidente innestato alla^ zappa sul sinistro omero , sospendendo con la destra il suo grembiule ( mantereteunne ) di camangiari ; lo segue il figliolino con Caseina in testa. Or chi non vede in questo ceto che la povertà alla squallida indigenza non discende ? Del pari nelle signorili famiglie mirasi a Y agiatezza o la ricchezza ; ma questa ultima alla opulenza non monta ; talché di fteultosi colossi la città nostra non porge esempio. Gli è ciò per trovarsi assai divisi i beni stabili, dopoché la marcbesale casa non più assorbe immense propietà io Vasto , le Religioni, che non erano povere , sono dismesse , le grosse tenute di alcuni ricchi campagnuoli {camparoli) ripartite fra i molti figli ed eredi «
In error si cadrebbe se delle focultà de' signori il giudizio facessimo considerando il valore delle suppellettili di casaJ nulla la estentazione giovando qui, dove l'uto cittadino conosce appieno l'altro, sono le case con decenza, ma non lusso* samente adorne: però nel passato secolo alcune di esse rifui* geano per quadri di rinomati pennelli e per biblioteche. Nel secolo decimosesto l'abitazione de' primarii cittadini veniva per lo più denominata dtomu* magna (625). Àgli ammattonati ed alle bianche stanze or sostituendo si vanno i pavimenti a musaico, le pareti colorate interamente, ed il cielo con varii di» pinti: l'armonioso Pianoforte incomincia a scacciare i Cembali. Quantunque di rotabili strade tuttavia si avesse penuria t pur v'è qualche cocchio: in generale nndrisees» il palafreno.
Notar dobbiamo fra le propietà di aleuni Vastesi nel secolo decimosettimo e seguente pur gli schiavi, cui mano-* mettevano e vendevano (626). Benché straordinario fatto io non annunziassi dicendo che taluni cittadini avean de' beni fèndali, nondimeno ne terrò parola -sì perchè a perpetua oblivione le notizie patrie non sieno dannate, e perchè delle no-* Stre contrade e famiglie ingrandiseansi le cognizioni. Fuvvi Niccolò d'Annicbinis, che tra'l 1471 e'l 1477 ebbe da Ferdinando I conferma della metà di varii feudi nonché di case e di giardini non ispecificati , in territorio di Vasto Aimone (627). 1 beni feudali di Scanosio in Vasto nel i35a (pag. 137) consistevano in un giardino confinato da'befti di Roberto Nota rio Anuto, di Bernardo de Lama e di Buzio di Antonio; in una terra presso il ' vallone di S. Tommaso; in altra terra della contrada Colle buono (pag. 137); ed in una casa derelitta per la sua antichità , denominata Palazzo, nella
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