Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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accolgonsi nelle nostre famìglie, ove a mensa comune (dalla quale le donne di casa non so#no escluse-) seggono.
Frattanto la ben fornita piramidal macchina del fuoco artifìziale si drizza, alta più che quaranta palmi, con base di palmi dodefci quadrati. Al tocco dell'ora prima della notte, premesse alcune bombe scoppianti in aria e di là spiccanti razzi, cessa l'armonìa della Banda , e*l fuoco alla macchina si attacca. Dura lo spettacolo circa un*ora; e non si tosto termina, cheodesi la lunga salva di mortai, cui tien dietro lo sparo e lo scampanio delle torri. La Banda rinnova i concenti: le strade sono illuminate; e per esse veg-gonsi in alto navicelle, globi, fantocci, che vanno in fumo per lo sparo de* fuochi lavorati, onde sono rivestiti.
Suole il Teatro a*pubblici divertimenti dar termine: per quello i Vastesi di ogni ceto anno delicato gusto e dct trasporto ; ànzi vi furono dì coloro, i quali a comporre per le scene si cimentarono, come dal discorso degl* illustri concittadini si rileverà. Il naturai pendìo a siffatti spettacoli spinge signori ed artigiani, giovanetti, che figurano da donne, ed uomini matturi, a riunirsi in comiche oom-pagnie sulle sole scene di Vasto, e per mero diletto, quando gl'istrioni mancano ; oncf è che il Teatro pur ne* di non segnalati talvolta si apre. Non avvi genere di teatral* componimento in prosa, ch'elle non abbiano eseguito con generale plauso; vedemmo artieri, che sapevano .appena compitare , scozzonati e diretti da Antonio Rossetti , rappresentare magistralmente le tragedie.
Brillanti riescono i dì maggiori del carnovale per veglie in Teatro, per festini domèstici y è per mascherate, lè
3uafi ìo pantomima vanno ripeténdo negl'incontri delle stira-e e nelle largure qualche fatto storico o mitologico. Costumano ì nòstri vetturali vestirsi alla turca, e galoppando a cavallo fendere con seiabt^ di legno i polli disposti penzoloni' lungo le strade.
Resta discorrer di que*soggetti che a pubblico festeggiamento con la loro amichevole venuta diedero occasione.
Il primo, di cui si à memoria, fu Papa Alessandro IH: perseguitato dall' imperator Federico I Barbaròssa» veleggiava da Mahfredonia per Venezia : ì contrarli venti To spinsero nel nostro porto a di 7 Febbrajo 1-177. Cinque Cardinali e molti ragguardevoli Signori inviati del re di Sicilia erano snoi compagni di viaggio. L'umile.nostra terra gli accolse e gli albergò. Immensa moltitudine di gente» molti Abbati, fra i quali quel di S. Giovanni in Venere nostro Feudatario, Militari numerosi, più Baroni, cinque
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