Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani

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      Ilieie in acuto angolo convergendo, in unico cammino si ri-ducono; il qual cammino serpeggiando nelle viscere delia terra, dopoché sei altri angiporti variamente lunghi si sono fatti suoi confluenti, perviene innanzi a Torre mozza. Distano dalla città que* due capi per un miglio, ma il sotterraneo sentiero obbliquando percorre doppia lunghes-sa : desso, alto sei piedi, largo due, avea nel i644 sessanta luci (7<>i), le quali oggi ascendono a settanta tra le sormontate da cupola e le celate dal terreno. Trapela dalle vo!te% e dalle pareti degli angiporti acqua purissima , che nell'alveo comune si raccoglie e fluisce; acqua, cui il terreno attrae dall'atmosfera, e riceve dalle piogge. E questo un fonte tirreno, che a'secoli de'Pelasgi, anteriori a'Greci ed a'Romani, rimonta (762); però romana opera è l'ac-quidotto, i di cui quadri mattonacci presentano il sigillo di Quiqto Hosidio Curatore di essa (Iscr. 61): forse fu l'imperatore Augusto, che portato ad abbellire le colonie sue (763), l'acquidotto de'Pelasgi rinnovò. Giunta l'acqua in città, empiva saloni sotterranei superbissimi, da'quali poi alla Naumachia ed a' quartieri si conduceva.
      Sono questi saloni stupendi sì che quasi stanno al paragone de' simili di Pozzuoli: tal fu il giudizio, che n'emise un Socio dell' Accademia Francese nel visitarli (56g): essi ben si confanno alla grandiosità d'Istonio (pag. 10). Tutta la meridionale stremità di Vasto da S. Chiara in sopra gravita sulle robuste loro volte; nè dirsi può quanto di là dal meridionale muro della città si fossero avanzati. Dodici saloni si contavano circa il i5oo, nove de'quali (i longitudinali) fra loro contigui giaceano tra sud e nord; gli altri tre (trasversali) parimente contigui, mentre aveano una stremità ad est, con la stremità occidentale penetravano di fianco al primo de9 longitudinali. Ei pare che gli Storici concittadini avessero concepite altrimenti le scambievoli posizioni di queste catacombe, poiché imboccar fanno le stremità settentrionali delle nove nel Banco della prima trasversale. Comunque si fossero stati, certo è che tutte e dodici formavano un sol serbatojo in grazia delie indicate comunicazioni non meno che di veroni arcati e simmetrici lasciati nel muro comu« ne ad ogni coppia di saloni. Sorgeva nel piano della cisterna ( pag. 194 ) circa i primi anni del secolo decimosesto un collo con colonnette ed arco, donde il pubblico traeva le acque de' saloni: erasi spianato il collo e rimanca la sola bocca nel i6o4 ( 7^4 ); ma nel 1690 questa bocca tro-vavasi di novello collo recinta , anzi altre quattro bocche fornite di colli erano state aperte ( 765 ),


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Storia di Vasto. Città in Apruzzo Citeriore
di Luigi Marchesani
Da Torchi dell'Osservatore Medico Napoli
1838 pagine 364

   

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