Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
Iponga tra i necessari! generi il fino, pViche addetta la mas* sima parte della popolazione nostra all' agricoltura , ella trae dal liquor di Bromio vigoria per resistere a9 bruma* li rigori, a' fervidi raggi del Sole estivo, edalla penetrante umidità di Autunno, all'arbitrio de9quali esegue i la* boriosi affari delle campagne ; ed è generalmente riconosciuto dominar la malattia e la morte quando i nostri contadini mancano del sufficiente ristoro del vino, fra le calamità del 1816 e 1817 pur la penuria di quelle vettovaglie avemmo a contare. La scarsezza decereali erasi andata preparando da'tenui raccolti anteriori ( pag» ao6), da qualche imbarco (pag.s86),e per tutto il nostro Apruzzo dal passaggio di numerose truppe in varii mesi del 18( ino). Non usa la popolazione a veder mancare quasi del tutto i priu. cipali frutti della campestre coltura, sperava mietere, se non ubertosamente, almeno a sufficienza nella state del 1816 ; 1* qual fiducia allontani da lei la prudenza e '1 consiglio di acquistare e metter in serbo grani e legumi* Gelidi venti e brine nel di 19 Marzo iotiriszir fecero i vegetanti, specialmente i germogli della viti : il molto nevaszo caduto indi a pochi giorni (pag. 287) diede l'ultima mano allo sterminio. Nulladimeno la stagione estiva e I' autunnale passarono senza notabil penuria , poiché ne9 granai e nelle cantine sussisteva .mediocre provvisione.. Mortalità, ch'eccedesse 1* ordinario numero degli altri anni, non vi fu ; quantunque insolitamente dalla state una quasi generale infermità per Febbri miasmatiche intermittenti fosse incominciata a cagion degli stagni (pag. 389): scevere di complicazioni elle erano, e perciò di leggieri si riconoscevano e si debellavano. Previdesi dal Deeurionato che per lo scarsissimo raccolto sarebbesi andato incontro alla mancanza del pane in piazza, donde le angustie di molti ( pag. no6 ) ; quindi a di i°. Agosto decise (arsi provvision di grani bastevole al consumo di un mese (iyi£). L' ultima quadrimestre di questo anno passò non marcato da notabile avvenimento. Furono 395 i morti di tutto il 1816, numero proporzionato, e consueto. Era di anime la popolazione a tutto il dì 3a Dicembre ( 167).
Si spiegò ne' mesi di Geonaro.e di Febbrarodel 1817 la stagione dell9 inverno, che la fame aguzza,la digestione accelera , il bisogno dell' alimento accresce, ed al ristoro del vino spinge ; ma vuote stavano le fosse frumentarie, nè la'vendemmia avea dato mosto alle ampie botti delle nostre cantine : al villano non era riuscito far le consuete provvigioni (pag. 176) o già le aveva esauritej a molteL
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