Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani

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      iti bare illuminate quale da due e quale da più candele, se ciò ne avvisava di spesseggìante morte, la mente l'erma, vasi a' disagi, alla carestia non bene allontanata , affa povertà, alle solite malattie, per le quali cagioni era regolare che alquanti, specialmente della plebe , perissero. Sapeva si intanto che il Contagio petecchiale scendendo dal settentrione di Europa , avea troncata a molti e molti la vita; ch'ei dominava in varie città del Regno; e che sulla città di Campobasso infieriva. Guardinghi ne stavano i pubblici ufficiali di Vasto , per lo che non isfuggi dal vigile loro occhio il primiero caso di petecchia] Febbrequì apparso.
      Veniva dalle prigioni di Campobasso a queste il giovane ferraro Francesco di Altea , seco portando il seme di quel morbo , che a lui prima e poi al suo Medico dovea cagionar la morte. Ei si ammala , sta pochi dì in commercio degli altri prigionieri , e soddisfatti gli obblighi legali di chi riede a libertà, va a passare il breve'tempo di sua mortale infermità in propria casa nella strada del Palazzi, no. Un sospetto si affaccia alla mente del Sottintendente Du~ rini che petecchia) morbo qnello del d'Altea fosse, ed incontanente dispone eh9 esperto Medico visiti (ammalato, e della malattia dessegli ragguaglio. All'uopo si sceglie l'egregio Dottor Giuseppe Nirico da Vasta. Prossimità di d< mi-cilio del medico e dell' infermo , premure del Dtirini , e più che ogni altro stimolo la pungente cristiana carità, avvincono il Nirico al letto del di Altea. Ecco già che la malattia spiega in costui la fot ma petecchiale: ne corre avviso al Sottintendente, il quale disposta ogni cautela per impedire che dalla casa del d'Altea in città il contagio sbucasse , allo spurgamento delle prigioni accorre. Imperò ordina che i carcerati, di nuovi abiti rivestiti, nel superìor piano menati, custoditi, e dal Medico quotidianamente visitati venissero ; ni i prigionieri tornarono alle inferiori stanze che quando elle f urono largamente suffumicate di Clero. Lo dirò ora per sempre che in questo tristo soggiorno, ove il contatto con la esterior gente davasi libero dalla bassa finestra a larga grata, giammai il contagio petecchiale »'intromise, come se il Cloro lentamente reso dalle pareti, Spurgasse qualsivoglia cosa , che ivi s* introducea.
      Morì d'Altea nel giorno 5 , e già infermiccio il Nirico dal primo dì del mese , finalmente la gagliardia del male lo costringe a giacer in letto. Quivi in lui feiveil contrasto tra i contaminati umori e la medicatrice forza della natura ; quelli invadono il cerebro ed agitano il n uccellare esterno apparecchio , questa ipiende a scacciameli per
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Storia di Vasto. Città in Apruzzo Citeriore
di Luigi Marchesani
Da Torchi dell'Osservatore Medico Napoli
1838 pagine 364

   

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