Storia di Vasto. Città in di Luigi Marchesani
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tecchUle in Marzo, e dall'ingresso delle Febbri periodiche miasmatiche in Giugno. Per s< guire la eterogenea natura di esse cause, dividerò in quattru epoche tutto il corso della epidemia.
Epoca I. Gennaro e Febbraro 1817.
Quali fossero state le malattie, onde in Gennaro e Febbraio di questo anno si morisse piò cbe negli stessi mesi de' passati anni , memoria alcuna non è rimasta , poiché tal non fu la Jrtquenza de' funerali da fissar 1' attenzione. Si assicura però che quelle infermità solevano Ja vitatron-, care dopo la seconda settimana, e che febbrili elle erano* Or se lo sguardo ìiiolgesi alla preceduta autunnale epidemia di miasmatiche febbri , per le quali molti restar dovettero vaUtudinarii , e negli addominali ti&Ceri tabefatta ti , se alla dominante carestia si pon mente, - chi non dirà che di gastriche , di putride e di verminose febbri quella mite epidemia si compose ?
Epoca li. Marzo, Jprile e Maggio 1817.
All' aridità di notizie sulle malattie della prima epoca succede la discrepanza delle opinioni intorno a quelle della presente, in cui maggior diviene la epidemica mortifera costituzione. Due soltanto , d'Altea e Nirico, offrono incontrastabilmente la petecchial Febbre; fra'l trapassare di entrambi scorrono alquanti giorni, ne* quali il contagio può stender le sue radici e serpeggiare. Ma come non sup-porsi e non sapersi che il fiero nemico alligna tuttavia in città e comii cia a campeggiare, se le misure per impedirne la diffusione non. sono bastevoli , e se la divisa sua , P esantema , lo scopre agli occhi fin dell' ignaro volgo ? A tali interrogazioni la storia, l'istinto e la diversità de'pen-samenti medici rispondono. Quella c* insegna che i primi passi de' pestilenziali morbi sono misteriosi , fraudolenti , mascherati. Ci persuade il secondo che il timor di essere segregato o menato ne'Lazzeretti, ne' locali di osservazione, consiglia a tacere, e fino a privarsi del medico ajuto. Ed in quanto alla terza, fa mestieri sapete che non tut* t' i Medici si avvisano darsi in natura un particolare e distinto contagio atto a generare malattia a se prò pia : po* teano perciò i seguaci di questa opinione le petecchie reputar il sintonia di quelle gastriche putride febbri, figlie della carestia tuttora sensibile; essere insomma le malattie petechizzanti, delle quali e non del contagio petecchiale aveasi più cognizione. Non credo eh' io dal vero mi allontani , come in appresso si vedrà. Frattanto cbe ne conchiudeiò? Che la Epidemia della presente epoca , menti e non erasi
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