Come si parla e. come si dovrebbe parlare 19
tenuti in conto di eloquenti, confondere od usare il ri-sultamento pel risultato da quello derivato ; ritrovamento per ritrovato e cosi via.
Siffatti errori, non attribuibili al favellare toscano, provano il fallimento del proverbio, che vorrebbe trovare la perfettibilità della lingua nostra sulle labbra romane.
E ben vero che i toscani nel pronunciare talune parole, aspirano la consonante c\ ma non è men vero, che i romani raddoppiano quasi tutte le consonanti e ne aspirano o ne elidono parecchie altre nella pronuncia loro.
Ed il lettore potrà giudicare della giustezza del mio asserto dal fatto, che la lingua parlata a Roma, per quanto bella e sonora, è un dialetto ricco di una letteratura propria ; mentre il dialetto che si parla in Toscana, malgrado l'aspirazione di una consonante, è la stessa lingua nella quale parlarono e scrissero Dante, Petrarca, Boccaccio, Macchiavelli, Guicciardini, Carducci, Giacosa, e nella quale parlano e scrivono D'Ancona, Martini, Pascoli, e cento altri eccellenti nelle lettere.
Con ciò non intendo di fare una questione di purismo ; da chè penso, dover essere il purismo nel parlare (in pubblico o in privato poco monta) relativo.
Ma questo relativo non ha da allontanarsi troppo dallo zelo scrupoloso di usare vocaboli propri, e neppure rigettare con orrore ogni più piccola innovazione in fatto di lingua.
E se è ufficio di buon cittadino di porre ogni cura