IO
Capitolo secondo
e frasi latine, è addirittura offesa a chi ascolta ed affronto al nostro idioma ricchissimo, l'uso di frasi e di parole di lingue straniere nel favellare in pubblico, vuoi, perchè ben pochi le comprenderanno ; vuoi, perchè novanta volte su cento, vengono malamente pronunciate e peggio collocate nel discorso, pel semplice fatto che chi le pronuncia quasi sempre dice quello che sa, ma non sa alla giusta misura quello che dice nell' idioma altrui.
Sicché, a codesti oratori, « poliglotti » da strapazzo, capita spesso di formare una corona di strafalcioni, lunga come quelle che sgranano i forestieri, quando si piccano di conoscere la lingua nostra tanto da permettersi di parlare in pubblico in quella. Ed allora se ne sentono di marchiane, come questa detta da un professore di lingue neo-latine della Università di Upsala.
Per dire che in Italia egli aveva trovato ovunque accoglienze oneste e cortesi e ospitalità veramente fraterna :
— E mio obbligo di affermare pubblicamente che gli italiani sono cortesi e serviziali ospiti.
Ed è anche noto quel che toccò a un lazzarista francese, pregato di sopprimere la spiegazione del Vangelo durante la messa domenicale, detta pei soldati italiani (non ricordo se a Cheren o ad Asmara), perchè nessuno, o ben pochi comprendevano il francese. Il lazzarista si propose ed ottenne di spiegare il Vangelo in italiano. Alla domenica successiva, infatti, rivolto il tergo al Crocefisso, intraprese il suo dire:
— Piangevava Jesus, piangevava Marie; ma quel fripon de Judas non piangevava pas!...
Ora, come il lazzarista francese credeva di parlare in italiano, egualmente spropositando, taluni italiani pretendono — senza necessità — di parlare in una lingua che non conoscono, o poco la sanno.