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Come devo parlare in pubblico?
Esempi di discorsi per le varie occasioni della vita
Jacopo Gelli
Ulrico Hoepli Milano, 1912, pagine 464

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Come si parla e come si dovrebbe parlare 27
   una conferenza intorno a un determinato argomento basta, se l'oratore è un dicitore agile e fecondo, una infarinatura generale del soggetto di cui deve parlare.
   Da ciò la moda delle conferenze ha dilagato; si è imposta ovunque, malgrado l'opinione generale che dovesse passare come un giorno di primavera o una bufera invernale.
   Basta leggere i giornali delle grandi e delle piccole città. Sono scrittori, commediografi, artisti, sapienti e non sapienti, esploratori, dame, corridori... che si sono improvvisati conferenzieri ; e tutti avranno il loro pubblico plaudente, anche se il parlatore è conosciuto come un cameade qualunque della intellettualità.
   Con questo, Dio me ne preservi, io non intendo affermare che tutti coloro i quali dicono una conferenza, sieno idioti.
   Solamente il supporlo sarebbe un'onta per me e una ingiusta quanto gratuita offesa a quelli eminenti artefici della parola (ad esempio: on. Martini, on. L. Luzzatti, on. Rava, Fradeletto, Pascoli, D'Ancona e cento e cento altri), nati a posta per dilettare l'uditorio col loro squisito ed elevato favellare.
   Noi traversiamo un periodo di « democratizzazione del sapere»; ottima cosa, se gli apostoli dello scibile fossero all'altezza, a cui di propria iniziativa si innalzano.
   Invece la maggioranza di codesti sacerdoti improvvisati di ogni scienza ci dà prova giornaliera di superficialità di coltura e di deficiente preparazione nell'arte del dire. Sicché, più vantaggioso sarebbe che essi tacessero. Ma non tacciono, perchè la maggioranza del pubblico che accorre alle conferenze, è data dalle signore, le quali non vanno, in generale, ad ascoltare il verbo della sapienza per un desiderio ardente di formarsi una cultura artistica o classica. Il credere tale il movente che
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