Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
PREFAZIONEVoi cittadini mi chiamasi* Ciacco Per la dannata oolpa della gola.
Danti.
Di tutti i peccati capitali il più abietto è la gola. V è un giusto orgoglio, una santa ira, un' utile avarizia ; V invidia è in sostanza un anelito all'eccellenza; la lussuria è un traviamento dietro all'idea del bello; Vaccidia spesso si confonde col dolce far niente delle menti pensose e poetiche ; la gola non ha altro ideale che il tristo sacco. / Pitagorici la purificarono nel vitto vegetale e nell1 acqua; i poeti l'affinarono nell'ambrosia enei nettare. Dall'antropofagia ai pasti (T ambrosia il tratto è grande ; ma si va sempre da una materialità all'*altra; dalla orribile alla delicata e squisita. La scienza d'A-picio non sarà mai ideale e poetica.
Quando si legge del lusso della mensa presso i Romani, si comprendono le macerazioni e i digiuni degli asceti.
Mele e locuste foron le vivande Che nutrirò il B&ttiata nel deserto.
Si comprende che V imaginazione esaltasse la parsimonia del secol primo cheFé' savorose per lame le ghiande E néttare per Bete ogni ruscello.
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Ciacco Per Vaccidia Pitagorici A-picio Romani Bete
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