Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
de' conviti pubblici jlMatone, in cui st favella della gioconda e piacevole materia d'amore, s'asconde una squisita e profonda dottrina: nelle cene de'eavi descritte da Ateneo si contiene un1 immensa miniera d'erudizione ; e simigliante-mente ne' ragionamenti simposiaci di Plutarco e ne'carnevaleschi raccontamenti di Macrobfo. Non sono da questi conviti dissomiglianti i vostri stravizi, virtuosissimi accademici, ne' quali pascete anzi lo intelletto di poetici componimenti, e d' arguti motti e di leggiadre e festevoli cicalate, che il corpo di delicate vivande. E tali appunto debbono esser le ernie e le tavole degli uomini di senno, non apparecchiate con lusso per appagare la golosità * ghiottomfa, ma per dare il necessario ristoro al corpo, ed all'animo il dovuto sollievo.
Il nome di cena, tratto dalla greca favella, denota comunione ; perchè gli antichi romani solevano desinate parcamente, e soli ; e cenare più lautamente e in compagnia degli amici; e per condimento della conversazione leggere alcun poetico componimento; onde disse il satirico.
cctfe in ter pocula qumrunt Romulidcc saturi giaJ dia poemata narrent ;
con quel Che segue appresso. E Marziale lamentandosi che il libro venisse in tavola a principio della cena :
Dtpomi solta* : affertur protinus ingtns Inter lactucas oxygarvmque liber.
Ma poiché la conversazione de* convitati cominciò ad introdurre il lusso delle cene, con saggio avvedimento quelli che tenevano le redini del governo procurarono giusta lor possa di raffrenare la golosità dei cittadini] è di moderare le soverchie spese de1 conviti, Conciossiacosaché ben comprendessero quel prudenti
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