Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
ti lezione pbimala cena alla solennità f come pare cbe accenni Tacito nel libra secondo degli Annali: Rkescnporis Bandendo, ut dictiiabat, feederi convivium adiieiU Le più sontuose erano quelle, cho imbandivano i pontefici ed i Salii nel ricevere la consacrazione del sacerdozio. Laonde
10 cene laute e magnifiche bì appellavano pontificali, e saliari. Foato: salita, quia amplce ponuntur ccwwr, si qum a lue magna sunt, saliate* appellantur. Orazio:
Saliaribu8 Ornare pulvinar Deorum Tcmpm erat dapibus, sodale**
ed altrove:
Absiunet heres coscuba dignior Servata centum clavibus, et mero Tinge t pavimentimi superbo Pontificum potiore cccuis. «
Cicerone nel lib. v, epist. ix. ad Attico: Cum opipare saliarem in modum cpulati esscmits.
Quinto Ortensio, oratore fatto augure, prima di tutti fece mangiare il pavone, come narra Varrone e Plinio,
11 quale piacque assai, e indi montò in grande stima, massimamente dopo che Aufidio Lurcone insegnò la maniera d'ingrassarli.
Alle cene solenni de1 magistrati allude Cicerone nella quarta Tusculana: Deorum pulvinaribus, etepulis ma-gistratuum fides prazcinunL Marco Crasso sublimato al consolato, sacrificando ad Ercole, apparecchiò diecimila tavolo. I convitati non dovettero esser meno di cento cinquanta mila, come apparirà dal calcolo che appresso faremo, pi Domiziano scrive Svetonio: Congiarium pepalo nummorum treccntorum ter dedit, atquc inter vpectacula muneris largissimum epu&uvu Aureliano im*
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