Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
de' conviti pubblici 1
para dare avendo innalzato Valeriane ordinò ai suo depositarie*. Comimum it#tn pubUoum edi iubebi* sena t#ribv*y e* equitibu* romaniLa più abbondevoii o dispendiose erano le cene dei trionfanti* Di queste scrive -Appiano nel libro delie guerre cartaginesi, parlando di Scipione, menante il trionfo sul romano Campidoglio: arrivato nel Campidoglio Scipione, ter mutò la pompa ; ed egli secondo il costume banchettò quivi gli amici Jtel Tempio. Dalle quali parole ben si comprende, ebo a principio si ban-ehettevano da' trionfanti solamente gli amici. Ma dentro a questi termini racchiuder non si potè la prodigalità di Lucullo; perchè egli ritornando vittorioso dall'Asia, non gli amici, ma la città splendidamente banchettò. Cosi scrive Plutarco; ™ 7r*Xiv tVarrò ne, rapportato da Plinio nel capitole decimoquarto del libro similmente declmoquarto, l'addita con queste parole: Lucine Luciditi* 'putir cipud patrem, numquam lautum con-viti stira vidit, in quo plus $etncl grcccum vinum darctur: ipse cum redit ex Asia milita cadàm congiariorum di* visti annpliu* centum* Osservate, che allora il vino della Grecia , che era in gran pregio, si beeva parcamente, e ne1 conviti lauti una sola volta, per rallegramento de*convitati, come usiamo noL Plinio poco avanti avea detto: tanta vero vino grwco gratta erat9 ut singvlee potwncs in oonvictu darentur. Ma Lucullo con eccessivo scialacquamento net disiriLuì al popolo oltre a dieci mila barili. Nientedimeno fu di gran lunga su-perato da Giulio Cesare, la cui strabocchevole magnificenza e sterminata generosità ni uno mai agguagliò. Questi menò cinque mag nifi editissimi trionfi, e tre volte senza controversia banchettò il popolo romano. Tornato d' Oriente vittorioso e trionfante banchettali®, e messe ventidue mila tavole, o triclini!, come riferisce Plutarco, con sontuose imbandigioni di squisite vivande
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