Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
20 LEZIONE SECONDA
*umma comitato. Ma Eliogabalo, siccome uomo per go. losità e prodigalità sovr'ogn altro mostruoso, in questo convito mutò ventidue volte la mensa di vivande; e vuoisi osservare, che ciascheduna muta di vivande eia per poco una splendida cena ; però ogni volta si lavavano, come so fosse terminata la cena : fercula in-r?cntiwn epularum, dice l'autore, et per singula lavar renL Questi venti due serviti per mio avviso rispondevano alle lettere dell'alfabeto, venendo in tavola prima tutte le vivande, delle quali i nomi cominciano per A, c poscia quelle i cui nomi principiano per B, c simi-glian temente le susseguenti fino a ventidue. Si leggo una simile fantastica bizzarria nelle cene di Geta ; e pare c'ue Giovenale accenni che l'usassero i golosi, scrivendo nolla satira undecima ;
In (crea gustila elementa per omnia quccrantNumquani animo pretiis obstantibus.
Non meno bizzarro fu il costume d* un certo Tine re di Pafiagonia, il quale, secondo che narrava Teo» pompo nella sua Btoria, rapportato da Ateneo, metteva in tavola cento animali per ciaschcdun servito, cornili-eiando da'più grossi : come cento buoi, cento cinghiali, ccuto castrati ; e in simigliante guisa gli animali più piccoli : lo che non è affatto incredibile. Sentite qual fosse la tavola quotidiana di Salomone : Erat autevt ci bus Salomonis per dica singnloa triginta cori 8 imi Ice, et sexaginta cori farina, dccem bovta pinguea, et viginti boves pascualcs, et centum arietea exccptaver natione cervorum , caprearwn , atque bubalorum , e te avium altilium. Un certo Filota medico raccontava al nonno di Plutarco d'aver veduto la cueina d' Antonio, allor che lussuriava con Cleopatra. Narrava infra l'altre coso d' avere ivi trovato otto interi cinghiali, che si cocevauo arrosto nello schidione. Domandato il cuoco
| |
Eliogabalo L Questi Geta Giovenale Tine Pafiagonia Teo Btoria Ateneo Salomone Erat Salomonis Ice Filota Plutarco Antonio Cleopatra
|