Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
24 LEZIOSE SECONDAneca di cotali scialacquatori ; Adao nihil illia placete
poieity nm catum. E Giovenale :
Nitmqitam animo pretiis obatantibua, interina siAttendila magia Ma iuvant, qua pluria emuntur.
£ qual altra ragione potevano aver costoro, quai altro gusto in mangiare simili uccelli vocali e cantatori, se non la boria e vanità di lussuriare e prodigalizzare, e senza misura scialacquare amplissime facultadi?
Quest'Esopo ebbe un figliuolo nominato Clodio , degno imitatore della paterna prodigalità. Questi si trangugiò una perla disfatta nell'aceto di valore di venticinque mila scudi. Sentite Oi^jio, cbe col narra :
Filili* JZaopi detractam ex aure Metello Scilicet ut deciea aolidum cxaorÒcrct, aceto Diluii inaignem baccam.
Plinio v' aggiugne , cbe essendogli estremamente piaciuta, in un convito che ei fece, ne diede una per ciascheduno a' convitati, acciocché se la beessero sciolta nell'aceto. Una cotal ingordigia portentosa indusse altri a trangugiarsele, ed inghiottire in pochi sorsi un opulento patrimonio: Di Caligola scrive Svetonio : Pre-tioaÌ8aimaa margaritas aceto liquefactaa aorbebaU Cleopatra sfatando le cene d'Antonio, tuttoché fossero splendide e sontuose, disse di volerne far una che valesse dugento cinquanta mila scudi. Contrastandogli Antonio, vennero a scommessa, e fu eletto giudice Planco, e Cleopatra guadagnò la scommessa. Imperocché finita la cena, quando Antonio sogghignando chiese il conto, ella diede di piglio ad una delle perle, che le pendevano dagli orecchi, e sfattala nell'aceto, se la bevve ^ e volendo far simigliantemente dell'altra, da Planco fu ritenuta, il quale tosto pronunziò lei aver vinto ; già-
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