Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
DE' PE8CI Xì
lauiente i aasoìli Pcesiuunjcì, pescati nel mar della Sori.l, erano in tanto pregio, come scrive Varrone. Le murene ancora avevano grido; ma solamente quelle venute dallo stretto di Gibilterra c dal golfo di Messina , Je quali Arcìiestrato, filosofo e poeta allegato da Ateneo, dice essere una vivanda maravigliosa : e sono lodate da Varrone c da Macrobio , e da altri molti scrittori. Giovenale, sat. v., vers. 99.
Virroni murxrta datur, qui- maxima vcuit Gurgile de Siculo.
e Marziale, lib. xiii., epigr. 75.
Qua natat in Siculo grandis murcena prof andò , Non valet exustam mergcrc sole cutem.
Accenna qui Marziale la comune credenza degli uomini, che queste murene, piene, zeppe e grasse, colla cotenna arrostita dal sole , non potendosi tuffare nel mare, nuotassero a fior d' acqua, onde i Greci le chiamavano xiujTac, ed i Latini fiuta?. Auche Y anguille di quel golfo erano lodatissime. I tonni ancora e la pelamidi di Calcedonia, e del promotorio Pachino oltre a Siracusa, avevano gran nome, e non gli altri che in altri luoghi si pescavano. I rombi ancora nobilitavano le mense di coloro, che splendida e doviziosa vita menavano , e principalmente quelli che si pigliavano a Ravenna e nel mar Nero, ingrassati ne'ghiacci della palude Meotide, de quali parla Giovenale, sat iv., vers. 42.
Quo8 operit giade* Mecotica, ruptaque tandem Solibus effimdit torpentts ad ostia Ponti Desidia tardos et longo frigore pingue8.
Ed è famoso il rombo portato a Domiziano da Ancona ?
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