Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
LEZIONE IVDELLE CÀRXr.
Siccome i Romani avevano le peschiere d' ogni maniera di pesci ripiene, cosi avevano serbatoi, o barelli Vairone nel libro terzo delle faccende della villa, nel quale copiosamente e distesamente insegna l'arte di nodrire ed ingrassare ogni sorte d' animali, e trar dalla villa grandissimo guadagno, nel capo secondo cosi scrive: Nam ibi vidi greges magnos an&erum, gallinarura, colnmbarum, gruum, pavomim, nec non g Uriniti, pi scium, aprorum et ccterce venationis. E nel capo dodicesimo narra, che Quinto Fulvio avea un barco di quaranta ingerì, ove teneva racchiuse, oltre alle lepri , a' capriuoli, a' cervianche le pecore salvatiche : e Tito Pompeo ne aveva uno di quattro miglia di somiglianti animali ripieno. Racconta ancora nel capo susseguente, che Quinto Ortensio convitando amici, soleva metter tavola in un luogo eminente del suo barco di cinquanta iugeri, e nel tempo della cena per sollazzo de'convitati faceva chiamaro
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Romani Nam Uriniti Quinto Fulvio Tito Pompeo Quinto Ortensio Vairone
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